...non ancora il gallo ma gli occhi disciolti in tic-tac
Solo i colori nel silenzio solitario di un'alba che si annuncia piena d'eternità nel finito sguazzare di umani giochi.
...e io anonima tra gli anonimi,mi nutrivo alle cifre scolpite nel l'enigmatico cielo
Qui la verità che organizza cuore e pensieri
la piccola chiesa dopo l'ultimo rintocco di campana
Rose bianche e foglie verdi
e la luna si fece strada. Misteriosa come lo è un cuore quando tranquillamente dorme.
...e quando lei spunta e par che giochi,,allora ti domandi perché impassibile resta agli affanni degli uomini
...sempre lei, la luna col suo occhio che sa e non dice
Ciò che è essenziale ti accoglie della piccola città. Un piatto caldo, gli amici che con naturalezza semplice te lo offrono, l'odore delle cose familiari, una piccola chiesa con gli ultimi rintocchi dell'Ave Maria, un bar sempre aperto, il silenzio come un applauso che ti prolunga le impressioni date dalla natura e, vere, il rispetto dei pensieri, negli altri, che sentono e le trattengono in se.
L'alba ti prende quando ancora sei assonnata. Così, come una luce improvvisa che si accende e ti acceca gli occhi e ti pare di non vedere nulla. Ti guardi attorno e ti chiedi dove sono?... Non riconosci neppure il letto che ti ospitò per tanti anni e che per anni hai condiviso in gioie ballerine, in beate apoteosi, in pianti muti, spalle roventi o rovesciate in sacco di placenta. Poi un fregio dell'armadio ti afferma che sei dove devi essere. Indugi un poco mentre l'occhio si sposta quasi con fatica a un punto luminoso e rosso.
Sono scattata dal letto e, senza accendere l'abatjour ho allungato la mano al piccolo aggeggio che porto sempre appresso e ho scattato delle fotografie. Scalza ma sotto ai piedi il prato e non il parquet con l'odore della cera. Perché la natura era lì, nel suo rattristare o piena di incanti presenti dal primo respiro all'ultimo.
Ho spalancato le persiane, Mi sono sporta e quasi cadeva per la gioia-avida di abbracciare tutto quello spazio infinito che mi si parava agli occhi. Sono riuscita a catturare solo alcuni punti, del tutto, dove, comunque, ci ho messo e lasciato tutta la mia anima. Ho sempre cercato i colori e, ancora una volta il cielo non mi ha deluso. Poi una prima luce in una casa, il chicchiricchì del gallo, un abbaiare lontano.
Ogni gesto ha così ripreso il suo ritmo di sempre. La radio accesa sulla frequenza fissa di radio 3, una sbirciata alla veranda e dalla veranda, la grossa pesca gialla avuta in dono dai vicini,il caffè,un pò di ginnastica per riattivare i muscoli e lo scheletro irrigidito, una doccia -cascata, goduta per 20 minuti, buttato qualche appunto sul quaderno lasciato sul tavolo della cucina, il "rito" della ristrutturazione (si fa per dire che anche qui tutto è natura...), una rapida immersione fra le rose profumate nel vaso, dono anche questo d'una amicizia felice per il ritorno e...tra la folla.
Cos'ha trovato tra la gente e nell'aria respirata?...Mah! Certamente la felicità espressa da tutto il corpo, nel rivedersi, il misurato di sempre, ripetute parole che sapevano di "crisi", di sconforto, ma NON rassegnazione a nessun tipo di naufragio, occhi, perlopiù, che riflettevano la volontà di un'Italia unita dalla gamba alla punta dello stivale, consapevoli dell'imperativo a sostenere la democrazia a tutti i costi, a garanzia del "lavoro",dei "diritti" e della dignità umana che ha per fondamento il lavoro.
Girando qua e là,comme d'habitude, è vero che ho trovato una solitaria quanto smorta bandiera del PD, però mi son detta ch'era tutta colpa del vento mancante e della canicola tosta dei giorni passati...che, per gli ottimisti,come me, è questo il solo modo di giustificare l 'inaccettabile, ahimè!
All'orecchio qualcuno mi sussurrò critiche feroci per tasse e IMU sparlandomi al contempo dell 'incuria ai beni comuni, culturali e paesaggistici, in parte dovuto alla recente tragedia del terremoto, ma in parte alla pesante responsabilità di chi è preposto alla tutela di quei beni e latita o...intasca.. Lamentele fiere di problemi personali o familiari si, ma da cui partire prendendo coscienza dei problemi generali e delle cause che la determinano,la voglia per trovare soluzioni, alleanze, e ogni strumento per conquistarle anche collettivamente,ma con alternative credibili, serie, durature, al fine di non vanificarne le rivendicazioni.
Nella piccola città è difficile imbattersi in una persona sola,nanche se i suicidi non mancano, senza distinguo d'età, ceto, sociale, nei segni visibili che lo preannunciano al mondo. Forse solo l'anima sa che la "sua" avventura qui, è finita e il suo viaggio è pronto a salpare per altre "specie" che via via scoprirà..La commedia non aveva più senso perché il divertimento era venuto a meno, la noia aveva preso il posto al l'incartamento, e continuare ad apparire l'attore che non era sarebbe stato rappresentativo di altre frustate, massacri, menzogne perpetuate, pettegolezzi ripetuti in copia, ad arte su carta carbone. Un motivo solo di vergogna per l' incapacità a tramutarla in Vita Benedetta senza camuffa lo specchio che la rimanda, barando su angoli e prospettive.
Nel ritorno a casa, mi sono scontrata nell'annuncio di uno spettacolo rinviato, in un bambino che sgambettava vispo sotto gli occhi tranquilli della madre, un "fricandò" che si spargeva nell'aria con gran fracasso di cani e gatti azzittiti. I portici con luci parlanti. Il piccolo "Orticello" con i prodotti della nostra terra. Pulmini carichi di bambini vocianti per la scuola aperta, una visita gradita. Il cimitero all'angolo d'una strada col suo viale di cipressi che accompagnano al tributo ai morti. Noi sopravvissuti con un poco di rimorso perché si continua a veder sorgere il sole e si canta perché ci fa piacere vederlo o si impreca perché fa male agli occhi., una lacrima spazzata con la stizza d'una vespa per il dubbio di un perché uno sia morto prima di preavvisato al mondo.
E infine la notte. Con l'umiltà vera che, dalla maturità sa scavare il grazie e farlo Ali di compiutezza circolare mentre confesso alla luna la fatica del vivere con la scintilla sbriciolata della Gioia per essere arrivata sin qui. Paga delle piccole cose fatte, in ogni cura messa affinché germinassero anche autonomamente, necessarie ora a me per sentirmi serena, senza lagne e col cuore forte, chiara anche nella disfatta come nella vittoria d'ogni sforzo per restare fedele a una me unica e sempre fiduciosa per la partita che inizia dentro e fuori scena e,nelle mani di chi non conosce il male se non nella piccolezza nostra e le perdona. Lui non disconosce la meraviglia che sempre animò ogni progetto, l'ampiezza del Volo e anche di questo saprà tenerne sicuramente conto e memoria non inficiandone i sogni e le fatiche smisurate.
Fremono di voci invisibili i prati nella notte. Una di queste vincerà solo per me. Mio unico orgoglio di cui solo io ne posseggo la chiave.
Mirka
"Les années de Pèlegrinage" ( Sonetto104-123- Petrarca-F.Listz)
Foto scattate da me