fiume

fiume
fiume della vita

giovedì 27 settembre 2012

LA PICCOLA CITTA'


...non ancora il gallo ma gli occhi disciolti in tic-tac


Solo i colori nel silenzio solitario di un'alba che si annuncia piena d'eternità nel finito sguazzare di umani giochi.

...e io anonima tra gli anonimi,mi nutrivo alle cifre scolpite nel l'enigmatico cielo

Qui la verità che organizza cuore e pensieri

la piccola chiesa dopo l'ultimo rintocco di campana


Rose bianche e foglie verdi


e la luna si fece strada. Misteriosa come lo è un cuore quando tranquillamente dorme.



...e quando lei spunta e par che giochi,,allora ti domandi perché impassibile resta agli affanni degli uomini

...sempre lei, la luna col suo occhio che sa e non dice


Il treno corre sulle rotaie e alla fine arrivi alla Piccola Città. Non a quella di Tornton Wilder, ma una piccola città provinciale del Nord Italia.
Ciò che è essenziale ti accoglie della piccola città. Un piatto caldo, gli amici che con naturalezza semplice te lo offrono, l'odore delle cose familiari, una piccola chiesa con gli ultimi rintocchi dell'Ave Maria, un bar sempre aperto, il silenzio come un applauso che ti prolunga le impressioni date dalla natura e, vere, il rispetto dei pensieri, negli altri, che sentono e le trattengono in se.

L'alba ti prende quando ancora sei assonnata. Così, come una luce improvvisa che si accende e ti acceca gli occhi e ti pare di non vedere nulla. Ti guardi attorno e ti chiedi dove sono?... Non riconosci neppure il letto che ti ospitò per tanti anni e che per anni hai condiviso in gioie ballerine, in beate apoteosi, in pianti muti, spalle roventi o rovesciate in sacco di placenta.   Poi un fregio dell'armadio ti afferma che sei dove devi essere.    Indugi un poco mentre l'occhio si sposta quasi con fatica a un punto luminoso e rosso.
Sono scattata dal letto e, senza accendere l'abatjour ho allungato la mano al piccolo aggeggio che porto sempre appresso e ho scattato delle fotografie.   Scalza ma sotto ai piedi  il prato e non il parquet con l'odore della cera.  Perché la  natura era lì, nel suo rattristare o piena di incanti presenti dal primo respiro all'ultimo.
Ho spalancato le persiane, Mi sono sporta e quasi cadeva per la gioia-avida  di abbracciare tutto quello spazio infinito che mi si parava agli occhi. Sono riuscita a catturare solo alcuni punti, del tutto, dove, comunque, ci ho messo e lasciato tutta la mia anima.      Ho sempre cercato i colori e, ancora una volta il cielo non mi ha deluso. Poi una prima luce in una casa, il chicchiricchì del gallo, un abbaiare lontano. 
Ogni gesto ha così ripreso il suo ritmo di sempre. La radio accesa  sulla frequenza fissa di radio 3, una sbirciata alla veranda e dalla veranda, la grossa pesca gialla  avuta in dono dai vicini,il caffè,un pò di ginnastica per riattivare i muscoli e lo scheletro irrigidito, una doccia -cascata, goduta per 20 minuti, buttato qualche appunto sul quaderno lasciato sul tavolo della cucina, il "rito" della ristrutturazione (si fa per dire che anche qui tutto è natura...), una rapida immersione fra le rose profumate nel vaso, dono anche questo d'una amicizia  felice per il ritorno e...tra la folla.

Cos'ha trovato tra la gente e nell'aria respirata?...Mah! Certamente la felicità espressa da tutto il corpo, nel rivedersi, il misurato di sempre, ripetute parole che sapevano di "crisi", di sconforto, ma NON rassegnazione a nessun tipo di naufragio, occhi, perlopiù, che riflettevano la volontà di un'Italia unita dalla gamba alla punta dello stivale, consapevoli dell'imperativo a sostenere la democrazia a tutti i costi, a garanzia del "lavoro",dei "diritti" e della dignità umana che ha per fondamento il lavoro.
Girando qua e là,comme d'habitude, è vero che ho trovato una solitaria quanto smorta bandiera del PD, però mi son detta ch'era tutta colpa del vento mancante e della canicola tosta dei giorni  passati...che, per gli ottimisti,come me, è questo il solo modo di giustificare l 'inaccettabile, ahimè!
All'orecchio qualcuno mi sussurrò critiche feroci per tasse e  IMU sparlandomi al contempo dell 'incuria ai beni comuni, culturali e paesaggistici, in parte dovuto alla recente tragedia del terremoto, ma in parte alla pesante responsabilità di chi è preposto alla tutela di quei beni e latita o...intasca..     Lamentele fiere di problemi personali o familiari si, ma da cui partire prendendo coscienza dei problemi generali e delle cause che la determinano,la voglia per trovare soluzioni, alleanze, e ogni strumento per conquistarle anche collettivamente,ma con alternative credibili, serie, durature, al fine di non vanificarne le rivendicazioni.

Nella piccola città è difficile imbattersi in una persona sola,nanche se i suicidi non mancano, senza distinguo d'età, ceto, sociale, nei segni visibili che lo preannunciano al mondo. Forse solo l'anima sa che la "sua" avventura qui, è finita e il suo viaggio è pronto a salpare per altre "specie" che via via  scoprirà..La commedia non aveva più senso perché il divertimento era venuto a meno, la noia aveva preso il posto al l'incartamento, e continuare ad apparire l'attore che non era sarebbe stato rappresentativo di altre frustate, massacri, menzogne perpetuate, pettegolezzi ripetuti in copia, ad arte su carta carbone. Un motivo solo di vergogna  per l' incapacità a tramutarla in Vita Benedetta senza camuffa lo specchio che la rimanda, barando su angoli e prospettive.

Nel ritorno a casa, mi sono scontrata  nell'annuncio di uno spettacolo rinviato, in un bambino che sgambettava vispo sotto gli occhi tranquilli della madre, un "fricandò" che si spargeva nell'aria con gran fracasso di cani e gatti azzittiti. I portici con luci parlanti. Il piccolo "Orticello" con i prodotti della nostra terra. Pulmini carichi di bambini vocianti per la scuola aperta, una visita gradita.       Il cimitero all'angolo d'una strada col suo viale di cipressi che accompagnano al tributo ai morti. Noi sopravvissuti con un poco di rimorso perché si continua a veder sorgere il sole e si canta perché ci fa piacere vederlo o si impreca perché fa male agli occhi., una lacrima spazzata con la stizza d'una vespa per il dubbio di un perché uno sia morto prima di preavvisato al mondo.

E infine la notte. Con l'umiltà vera che, dalla maturità sa scavare il grazie e farlo Ali di compiutezza circolare mentre confesso alla luna la fatica del vivere con la scintilla sbriciolata della Gioia per essere arrivata sin qui. Paga delle piccole cose fatte, in ogni cura messa affinché germinassero anche autonomamente, necessarie ora a me per sentirmi serena, senza lagne e col cuore forte, chiara anche nella disfatta come nella vittoria d'ogni sforzo per restare fedele a una me unica e sempre fiduciosa per la partita che inizia dentro e fuori scena e,nelle mani di chi non conosce il male se non nella piccolezza nostra e le perdona.   Lui non disconosce la meraviglia che sempre animò ogni progetto, l'ampiezza del Volo e anche di questo saprà tenerne sicuramente conto e memoria non inficiandone i sogni e le fatiche smisurate.
Fremono di voci invisibili i prati nella notte. Una di queste vincerà solo per me. Mio unico orgoglio di cui  solo io ne posseggo la chiave.

Mirka

"Les années de Pèlegrinage" ( Sonetto104-123- Petrarca-F.Listz)






Foto scattate da me

giovedì 20 settembre 2012

QUELLO CHE NON PERDONO IN ASSOLUTO-OVVERO DELL'IGNAVIA

La scelta "evolutiva" del Perfetto Impero delle macchine



Tante sono le cose che guardo, passo oltre, detestandole sempre un pò se non fosse...

La povertà di spirito se non fosse...

L'acquiescenza all'obbedienza senza contrapporsi la criticità se non fosse...

La non attenzione ai bisogni elementari dandogli il valore concreto e il rispetto.  Quelli sono il vivere d'un quotidiano vero e reale, gli strumenti per creare la forza dell'uomo o la sua debolezza se non fosse...

L'uso esagerato delle parole. Il "troppo" serve solo per nascondere qualcosa agli altri, mascherano la confusione del cuore se non fosse...

L'orgoglio umano che esalta la vanità anziché la consapevolezza del brevis vitae se non fosse...

Il pessimismo come fondamento di vita, l'ottimismo pragmatico che allontana dalla realtà se non fosse...

Chi rinnega i propri sogni di partenza confinandoli in soffitta ripescandoli,a volte, per sorridervi sul semplicismo incosciente che muove giovinezza se non fosse...

L'obbligato e il liberamente scelto a strade inghiottite senza alterità, o riconoscendone il cocente prezzo a restare farfalla che si brucia al sole ma non al fuoco fatuo del lampione se non fosse...

La crudeltà a presentarci al mondo come corazza dura quando si era conformati ad essere altro. Mica è un merito se non fosse...

Il pietismo che consola  in comunità di ostia benedetta mentre guarda di sbieco il vicino staccandogli l'interno e la fossa se non fosse...

Chi soffoca la vita nella letteratura ma anche chi ne disconosce lo strumento e il buon uso se non fosse...

Chi semplifica e falsifica che poi è la stessa cosa se non fosse...

Chi non vola e scava senza commuoversi alle proprie origini,a un nascimento ch'era patria e suolo straniero, nemico a volte se non fosse...

Di tutto un poco mi sono sporcata che, alle paure della vigliaccheria tutti si è condannati e alla sopravvivenza pure, ma c'è una cosa che non conoscerò mai, che non capisco e che mai perdonerà, la ignavia come giustificazione dei propri limiti, giacché questa è solo un'immensa fioritura di monnezza-rettezza, d'omuncoli parassiti di dantesca infernale memoria. E questo procura invece a me un dolore che si avvicina alla rabbia, che nel suo processo evolutivo si trasformerà in disgusto,in distanza attraverso il differenziale io non sono.

Questi pensieri mi sono venuti, a caldo, all'alba di un giorno qualsiasi, di quasi fine settembre, apparentemente freddo o perlomeno ancora incerto di formiche, che desidero condividere coi passanti affinché prendano ciò vogliono e gradisca loro di farlo,si vergognano,se ne fosse il caso, come un poco mi vergogno anch'io anche se lontana anni luce da quel vizio "capitale" che porta il nome di ignavia.

Da dove e perché son saltate fuori queste lucide considerazioni? Mah! Forse mai sapremo se non da quei lampi di intuizione che sparano verità da prendere al volo senza che ci ammazzano. Forse, se non fosse...

Mirka



"Te recuerdo Amanda"




Le foto non sono mie ma di un'artista di cui mi sfugge il nome

mercoledì 19 settembre 2012

CAFFE' BRIOCHE E PASSI MOLESTATI

Nella foglia dell'edera lo zampillo fermò la goccia
e mi pareva veder nel cielo il pointer di ieri  in danza ancora incerta






Mi ha molestato il passo entrare nel solito bar,
chiedere la solita brioche,sorseggiare il solito caffè.
 
Molestato ahimè fu il passo nel maldestro ricordo dell'allegro eri.

Mirka





"Reverie"  (C.Debussy)





Foto mie come se non si fosse capito...

domenica 16 settembre 2012

COMMIATO E ARRIVERDERCI



 
 
 
 
 
 
......... In quei particolari invisibili che mi accendevano l'intuizione del divinamente bello.In quell'intonaco caldo che,sempre creava un centro ottico verso cui fare riferimento.Di realtà,di memorie,d'invenzione della realtà attraverso una ricerca quasi ossessiva del mio errare,onnipresente anche se fermo.


......e qui sicura fu la mia realtà nel bisogno di frescura
 
 
 
 
D'ogni cosa l'inizio e la fine.Forse.
Le ore si a(p)pressano.L'una sull'altra o,una dentro l'altra.Mi trovo col piede più sul predellino d'un treno che in procinto di scoprire nel nuovo del vecchio.Saranno ore febbrili e,non solo per lo stato "reale" di febbre che da qualche giorno mi accompagna insieme a una tosse secca come la pioggia di questi ultimi giorni.
Il mio plesso solare è stato oltremisura stimolato,ma anche il mio centro mentale.Tutto questo ne è il risultato.Cercherò nella mia coscienza quella legge d'equilibrio attraverso i tanti fili invisibili da cui partono tutte le energie.Le conoscerò,  le possiederò, le trsformerò.Poi le guiderò, verso un cammino liberato anche se non esente dalle paure per le incertezze di uno stato precario.
 
Ringrazio col cuore chi mi ha permesso questo rifugio "temporale" affinchè io potessi ancora gioire.Nell'indistinto e nel distinto capire separando il fuoco dalla cenere,rubando un verso a Eluard.
 
Il tempo nostro è tutto qui.In questo fugit mentre ci trasforma,l'inseguimento d'una testa frugata tra la folla,il Destino che ci porta a un numero, il pianto confuso fra la pioggia mentre il sole fa capolino e "anche" un poco ride,le risonanze che pulsano i colori luminosi caldi di estate che presto saranno ruggine o vento nell'ultima foglia ostinata a restare sull'albero.
Arrivederci Roma,
Mirka
 
 
"Promenade Fleurie" (F,Listz)
 
 
 
Le foto sono mie scattate dal cell.....

venerdì 14 settembre 2012

SCHIOPPETTATE DI OMBRELLI

 

...........e Lui rideva per la superbia degli uomini
.............come onde di un radar

............solo il cane ebbe la coscienza di tutto.




Ombrelli come tante schioppettate
si levarono al cielo
mi dissi:" Ohibò qui non cambia nulla"
il cane taceva pensava senza chiedere
nulla.

Mirka


"How long has this going on"




Foto mie scattate da un cell

martedì 11 settembre 2012

QUELLO CHE AURORA NON AVEVA MESSO IN CONTO

......... e dire che  Alice credeva d'aver trovato la formula sicura per spazzar via dal mondo le mosche e i dolori

......ma lui guidò sino al traguardo obbedendo a quelle leggi oltre le quali non esiste attrito nè alcun dolore. 

.............tutto è un programma di ombre e luci che,a volte svelano e altre volte no.



Aurora è seduta su una sedia quadrata.Quadrata come la sua cucina che ha per mura delle mattonelle di cotto.Ognuna di quelle mattonelle ha inciso un disegno.Da decifrare per i suoi colori o per dei semboli particolari e strani.E' sera inoltrata.Pare assonnata,Aurora, perchè ogni tanto la testa le cade quasi sul petto.Ma non è così.Cerca solo di distinguere tra i sogni,alcune sensazioni fissate nella sua mente e che costantemente si ripetono mentre altri altri sfuggono come quel lampo che l'ha scossa facendole rizzare la testa nel tentativo di razionalizzare l'avvenimento.O meglio collegarlo ai pezzi mancanti del puzzle.Il mese è quello di luglio il giorno 26 l'ora le quattordici. Ah! quell'otto ricorrente!
Da alcuni giorni il silenzio si era fatto pesante.Aurora non sopporta il silenzio neppure quando sta per accingersi ai suoi esercizi di rilassamento necessari per concentrarsi e che precedeno l'azione.           Al mattino c'era stata la prova d' insieme nella piccola sala d'incisione.Il direttore si era coplimentato con il complesso riservando a lei un sorriso speciale.L'orgoglio l'aveva  quasi fatta piangere.E' vero che ogni tanto si distrae. Pensa alla maglietta strinata lasciata con rabbia sull'asso da stiro,l'amaca col libro.Si sarà bagnato il libro.Nella notte aveva piovuto e lei ai primi brontoli di tuono era scappata via lasciando il libro sull'amaca.Rivede il dondolio quando lei l'ha lasciata.Si è persino voltata per inseguirne l'oscillazione.Faceva dei giochi d' ombre per terra.Però nell'aria c'era l'odore di pioggia e questa le metteva allegria.

Aurora odia il silenzio.A meno che non sia quello dei grilli o delle amate nudità senza difese/a.Anche quando fa l'amore le piace il silenzio.Le parole spostano sempre dal centro.E lei lo sa.Istintivamente.

Anche certi avvenimenti sono preceduti dal silenzio.Lei lo sa e,per questo lo teme e ne ha paura.

Da alcuni giorni "lei" era intrattabile.Non una parola,un sorriso,un cenno di presenza se non nel dettaglio di quelle sopracciglia che si sollevavano di tanto in tanto come ragni rivolti al soffitto e,che,tanto inquietavano Aurora.
Non mi piace parlare di "lei" quando fa così,si disse la giovane donna infastidita perchè doveva farlo.La preferisco ciarliera,battagliera,con la risata che le scuote tutto il corpo.continuò ferma, a rimuginare ad alta voce.O forse pensò d'aver dato voce ai suoi pensieri.        Quando ero piccola non faceva altro che ripetermi quanto le fosse costato farmi nascere. "Mi sono svenata" diceva.Il suo volto però è del colore  che hanno le rose a maggio,segno è che il suo sangue è fluido e continua a fluire in modo perfetto.Aurora si accorge che comincia a divagare.Si dà allora un pizzicotto per tornare a quella "sensazione" che l'ha guidata a ripercorrere tutti gli incastri di quel giorno.

Al ritorno della prova si è fermata a un bar e si è presa un bicchiere di latte alla mandorla con della menta.Il sole grondava come se avesse tanti piccoli buchi dai quali scappavano tutti i vapori.                Si era quasi scontrata con P.Aveva infilato in fretta la solita letterina in borsetta,la cassetta con l'ultima composizione fatta per me, un piccolo vassoio di paste.Ha fatto il pieno della sua presenza buona e benefica,poi di colpo l'"assenza" che per un'attimo la sfregiò di cupezza.
Istintivamente si portò la mano alla grossa catena d'oro sigillata da un'elefantino di giada imperiale con gli occhi di purissimo rubino.Non se ne separava mai.Glieli aveva regalato P. negli ultimi loro incontri poco prima che morisse."Questo elefantino ti proteggerà da ogni male e,in caso di necessità potrai persino venderlo,ricavandone insieme alla catena,quel tanto da far fronte ai tuoi bisogni emergenti.Non si sa mai.La vità è un'altalena".C'è una incisione scritta su una piccola targa d'oro sotto all'elefante "A Emib.8-8-1985" .Ai lati della dicitura un sole e una luna.Per due volte Aurora è riuscita a sottrarla a delle mani rapaci,la terza non ce l'ha fatta.        Rivede la scena.Antivigilia di Natale,porta di casa scardinata,la sparizione dell'elefantino ,la catena e altro. Via,trafugati da luride mani.Un groppo le sale alla gola e tanti piccoli brividi s'innestano con la ripetizione di un mitra che piano piano si scarica.Presagio di un mosaico con dentro la sua storia,derubata gradualmente sino alla sua estinzione quasi invisibile o comunque senza troppo rumore."e' doloroso essere al mondo.Essere soli tra la folla (Dhammapada) per aggiungere poi Quando l'uomo considera questo mondo come una bolla di schiuma e come l'illusione dell'apparenza,allora il re della morte non ha più potere su di noi".

Il volto di Aurora è ora una pozza larga dove si riflette la gioia anche se il mascara tenta di sporcarla.

C'è tempo per quella terra promessa.si dice Ora le aspetta una scena fuori copione e lei ha paura..
Prende il tram proprio mentre s'accorge che il cinturino d'un sandalo le si è allentato.Qualcuno la chiama bella di sole forse per i suoi capelli dal colore del rame quando è lucidato a fondo.       La parte vigliacca di lei vorrebbe scendere dal tram ma...
eccola invece davanti all'uscio di casa.Il cuore le martella e non sa spiegarsi perchè.Prepara un sorriso di circostanza,raggiante per ogni buona intenzione.    Il palco si apre senza la pretesa di vederne finita la recita in gloria.Sgrana un  ciao che avrebbe dovuto essere un'allegro sostenuto col risultato d'un caffè amaro e freddo a "lei" che, per risposta le storce la bocca.E' visibilissima quella bocca illuminata dalla luce di luglio.Aurora si distrae sempre per degli oggetti che si muovono.    Nessuna parola vien fuori. E' invece l'odore dello stufato a gorgheggiare da una fumante pirofila.La lingua di Aurora si arrotola nel liquore dei vari umori senza però riuscire a smuovere lo stomaco bloccato in caserma. "Uh che buono" cinguetta  giocando sulle smorfie travestite da un comportamento irreprensibile da buona educazione.
Intanto il sudore comincia a grondarle sotto la maglietta di cotone come tante formichine impazzite.Mentre si gratta si distrae a guardare il pulviscolo d'oro depositato dalla luce sulla credenza di rovere.Gli passa il dito.Lo ritira nero.Va al rubinetto del lavello,lo apre completamente,fa scrosciare l'acqua,si lava le mani senza però decidersi di sedere."Lei" tiene in pugno l'asso vincente e sa che Aurora presto,molto presto,reagirà al silenzio in modo smisurato,prorompente e senza preavviso.Come un pugno sugli occhi sbarrati..

Aurora si rapporta sempre alle cose e...scruta.Vede in quella smorfia un presagio di tempesta imminente,ombre e luci che si alternano su un mosaico troppo grande anche per la sua fervidissima immaginazione,ma che la sua percezione "capisce" che "deve" lavorare lì.In quel campo arato da altri ma che lei dovrà riscavare a partire da quel "particolare" di  un' insieme  che lei ha visto a tratti e solo per lampi.       Non ha sempre fatto così del resto?... Inseguire ogni traccia lasciata dalle sensazioni che l'istinto le ha trasmesso.    L'elefantino che sta dentro di lei, la protegge senza neppure che lei lo sappia e,la guida.Altre sue caratteristiche,ad es. non ricorda i nomi mentre ricorda benissimo l'aura che emana  una persona,il suo segno zodiacale,le sfumature della voce,le mani,le scarpe che porta,la bocca.Ecco la bocca.Come aveva "lei" in quel giorno di luglio a inizio pomeriggio, molti punti d'ombra sul labbro e qualche luce.

Da lontano qualche sbadiglio e una voce che grida "dove hai messo le mie ciabatte? Aurora ne registra il tono sgradevole e rabbrividisce.Poi... il primo colpo di miccia lo annuncia la scarica di adrenalina esplosa dalle sue capsule surrenali."Ma si può sapere cosa che cos' hai?" le grida furibonda Aurora rivolgendosi a due occhi glaciali come un bagno da sturare e restato in disuso per anni.Chiare anche se sibillate le parole terribili:"Non avrei mai voluto che tu nascessi!"         Aurora si calma improvvisamente.Si limita a sorridere.Un piccolo povero sorriso spento.Poi se ne va.Sbatte,è vero contro un vaso di ficus e,barcolla.Barcolla come se dell'intero del suo essere  si fosse sparpagliato in minuscoli frammenti.     Fanno male quei frammenti.Sono lame che feriscono mentre sbaionettano come la canna di mille fucili.
Attraversa il lungo corridoio,nota il riverbero della luce sui muri,apre la porta della sua camera da letto,si toglie con lentezza le babbucce fatte con tanti piccoli rombi argentati e azzurri,Poi si adagia delicatamente sul letto.Si stende come dentro a una bara.Prima però si ferma sul ramo rigoglioso di foglie,entrato di prepotenza nella sua camera dalla finestra restata aperta.Ne aspira il profumo.Sa di tiglio come su quel viale quando bambina gli si appendeva e si incarnava in lui.Pensa.Ho trovato il tassello centrale che cercavo da sempre."Anche l'amore può nascondere il suo contrario,allora .Quanto dolore,però,per via".   Poi chiude gli occhi. L'istinto le dice di chiuderli forte.A fiotti scendono le lacrime.Forse il peggio è veramente passato.     Si guarda in quella fragile quiete.Non ha più paura.  Un sospiro fa capolino dal basso.E' un rametto d'ulivo che nutrirà il futuro e il "passaggio" obbligato,per crescere nell'avventura del Tempo sconosciuto.

Per qualche giorno la porta resterà ermeticamente chiusa. Nel buio totale Aurora scoprirà di "lei" una umana realtà e l'accetterà in cambio dell'adulta che è senza essere più accecata dalla luce che ferisce.Tutto è un passaggio.Anche la solitudine tesa ad insegnare che la verità prima di realizzarla a una univoca certezza chiara è, medaglia con il suo contrario che sfaccetta  al calar del sole mentre l'elefantino sicuro continua il suo cammino.         E' ancora notte.La fessura della persiana che Aurora lascia sempre socchiusa,le dice che il cielo si è fatto blu.Pare che rida sulle ricerche ossessive degli uomini.Cabala sempre al suo inizio,da intuire più come forza di libertà "liberata" di vita che non si piega anche se incertezza.   Il destino non si sceglie.Forse l'ambivalenza che, spesso si trasforma in ambiguità fa parte delle molte vite che ci portiamo in ogni nostra cellula.Comunque sia,c'è sempre un'alternativa.Capire,affrontare il rischio,ogni tipo di rischio,perfezionare la propria umanità,chiudere gli occhi, tranquilli, perchè finalmente non si ha più paura del silenzio che si annuncia prima del "destinale" drammatico avvenimento.

Mirka


"Esser madre è un inferno" (Arlesiana-Cilea)



 
 
 
 



sabato 8 settembre 2012

OCCHI DI GATTO


.......in sul far del giorno o della sera

..........come luce che potente entra o se ne va

          .   .nel bianco t'abbracciai coi miei occhi di gatto a pagliuzze d'oro



Mi piace svegliarmi all'alba
quando ancora la luna
con l'odore del caffè che
borbotta
al guizzo della luce
azzurrina
fiammelle che paiono
occhi di gatto.

Mirka


""Un homme et une famme"



























Le foto sono mie e sono state scattate da un cel

NOSTALGIA E RANCORE ALL'INCROCIO D'UNA STRADA E PROVOCATORIE REALISTICHE DOMANDE.


A cosa serve cantare se il fiume non risponde neppure col lampeggiare dell'onda?...

.la spavalda giovinezza che non ammette errori, la "consapevolezza" adulta per  aver visto a fondo  con bruciore di occhi.



Una testa bianca mi ha fatto esplodere in vapore. Ero al crocevia d'una strada dove la luce sta per svanire nei suoi ultimi bagliori per far posto a quella dei lampioni. Quasi mi confusi per quel biancore che tanto all'argento antico somigliava. Frenesia mi prese per averti vista, a un palmo dal mio naso.   E pareva proprio vero! Ora sono qui, imbronciata purché non ci sei più e non rispondi neppure se per te mi faccio tutta intera musica. E' duro accettare il giusto della vita, che non vorremmo mai registrarne il momento deciso dal fato senza che il sangue boia a ribollire su pesante bolle, per perduta leggerezza sostituendola con l'acido del rancore che noi sappiamo bene essere ingiusto.

Tu che avevi a cuore, oltre me e i tuoi cari onnipresenti, ogni sorta dei problemi che affliggono  il mondo e la società per la quale hai lottato con fede ragionata dando con cuore di passione e mente fredda, ti faresti precise domande, nel "qui", del perché la politica non la fa chi la sa fare e ha a cuore il bene del popolo e gli interessi del Paese, servendosi di solerti quanto abili imbonitori di TV e giornali che, depistando in modo calcolato,censurano, manipolano facendoci poi credere che, i conseguenti disastri siano " incidenti di percorso" anziché dinamiche perverse di un sistema globalizzato sotto l'egida del capitale finanziario e monetario?.....
E purché mai,  diresti tu, debba sempre essere il popolo a dover pagare i debiti e gli sprechi fatti dagli altri, quando sappiamo bene che, se ciò è avvenuto è solo per la perdita della sovranità monetaria a favore delle Banche che emettono moneta, s'impadroniscono del suo valore e indebitamente lo Stato, cioè noi, contribuenti-lavoratori-pensionati,  nonché per la perdita della sovranità politica e costituzionale ceduta ad affaristi, speculatori e imprenditori senza scrupoli, giacché, se uno Stato lottizzato dal patteggiamento partiti-speculatori accetta di remunerare senza limiti rendite monetarie/finanziarie e rendite immobiliari parassitarie è del tutto ovvio che i redditi da lavoro debbano inseguire le rendite,azzerando l'acquisto di merci e servizi-essenziali o non che il sistema produttivo ha bisogno di vendere e, che, non potendolo fare chiude, licenzia e delocalizza, aggravando così il problema in una spirale devastante in termini sociali ed economici. E...a proposito di questo. Non aumenta anche l'evasione dei redditi "presunti"? ......

Cosa diresti tu, se ancora ci fossi, dell'inquinamento ambientale delle "discariche elettromagnetiche" che stanno imperversando da ogni parte ,della corruzione,le guerre,gli eccidi e le ingiustizie,l'autoritarismo e l'illegalità, di tutti i "nostri" accattivanti imbonitori che censurano, mistificando, coprono e difendono,(senza mai citarlo) questo sistema corrotto, ingiusto, irrazionale e disumano messo cinicamente in atto dai loro padroni che li ingozzano con lauti premi, nascosti o (s)battuti in faccia?.....

Ma tu non ci sei per indignarsi e insieme a me condividere l'orrore per questo scempio che inquina fiumi, terra, aria. A me,  sconsolata e senza vocazione alla manina che si allunga col rosario, non mi resta allora che pensarci con un gran magone che si bloccherà in "gola" come nodulo di rancore granuloso,  impedendosi di cantare come avresti voluto tu.


La tua Mirka


"O kaimos" (M.Theodorakis)





    






mercoledì 5 settembre 2012

LE ALLEGRE COMPLICITA'.


"Mentre che er fiume pare che canti 'na canzone correnno verso il mare...(Checco Durante)


...E si era facce della stessa qualità non etichettati da codici


"Pace alle capanne! Guerra ai palazzi!" (George Bucher)




Quante cose può raccontare un fiume, la bellezza di un particolare, l'immagine scivolata da un libro.
Ho messo il caffè sul fornello ma i  miei pensieri erano altrove.   Un passo e mi son trovata nella camera da letto. Sul letto, c'era l'impronta del mio corpo, gli occhiali. Quelli da miope con le lenti color del fumo. Li ho spostati. Solo di un poco. Con una gestualità automatica ma sicura.    L'aroma del caffè m'ha riportato alla cucina. Con tutta la cautela necessaria per il manico sempre in bilico se restare attaccato o cadere, ho preso la macchinetta col caffè e l'ho versato nella tazzina.         Mi sono scottata. L'attenzione e la disattenzione vanno insieme nella casa della mia testa.   Ho soffiato come fanno i gatti , giusto il tempo di un uff e son tornata ai miei pensieri.     Pensieri ricchi di tutto un poco.     Siedo sul letto. La biro e il quaderno a portata di mano, sono un imperativo che obbliga e comanda il piacere  saldandole con "me".

Anche quel giovane incontrato sul bus scriveva con la mia stessa febbre da virus indecifrabile.  Guardava fuori dal finestrino e incideva sul foglio. Sbirciava me e lasciava in sospeso la penna. No, "guardava me" e sbirciava la penna. Rivolgeva gli occhi al finestrino, riprendeva il pennello matita.         Ho abbassato la testa per nascondere un sorriso che minacciava di trasformarsi in granata di risata.
Era bello, quel giovane. Biondo con le gambe lunghe accavallate, le scarpe di tela blu e bianca.         E' stato lui per primo a dar vita alla voce, e i suoi occhi ridevano. Ridevano come i miei.
Uno squarcio di Tevere mi ha portata lontano. Vita di un tempo che fu, ora brodaglia per turisti in cerca de la "Casetta de Trastevere" senza che dentro ce stia la mamma...Ed è stato proprio da lì che ci siamo scambiati i medesimi "vizietti". Quello di scrivere. Scrivere senza alcuna pretesa, come si fa quando si fotografa la cosa che piace.
Ciao Massimo. E' stato divertente incontrarti!

Scorre il bus. Siamo a ripa di Testaccio.       Una fiumana di uccelli portano sul becco, emozioni intatte e un cuore che piccona.

Sogno e dal deserto mi trovo subito a casa.     A casa senza sforzo alcuno. Come di terra promessa che mantiene nel timbro, il sapore di uno stato penetrato e al di là d'ogni confine sensoriale.  
Quanto rosso, Dio mio! Rossi di passioni e rossi di ferite. Al mattino, al meriggio, in sul far d'ogni tramonto ingoiati dalle acque del Tevere. Ora limpide ora torbide. Negli incantati silenzi dei monasteri, sui Clivo, su qualche colle, la neve d'inverno. Oh! la neve a Roma che magia. 

Bastava poco a "noi due" sentirci complici di insaziabili ricchezze inventate per incitare a combattere per dei "diritti democratici". Tu con la "tua" finissima ironia di penna esercitata in "punta di fioretto", io con la "mia" irruenza che non voleva saperne di politica ma solo di rivoluzione, senza i palazzi che stanno uno dentro l'altro, l confessionali che nascondono sempre il "doppio", la nostalgia dall'odore del bel tempo "grigio", il conservatorismo che  finge di inchinare la testa come un rapace in cerca di nuove prede.
Si andava è vero in jeans, ma si aveva in orrore la Coca-Cola, mentre  il credito lo si dava al bicchiere grosso di vino dei Castelli, onorato in qualche osteria di Trastevere. Lui, il vino. L'indiscusso protagonista delle nostre utopie vive in quei valori di libertà individuale, ossatura morale che fu quella dei nostri Padri fondativi e, che, tra cantandone uno di più ci faceva scoppiare di risate liberatorie quanto amene liriche tanto vicina al Limerick. E che piacere accompagnarle col canto mentre la pancia gaudente pareva dicesse,  evvada pe' la sacralità che inneggia a Bacco...prest' o ttardi dovemo stirà tutti le cuoia e all'asciutta e senza grinza se resterà belli e distesi. Il dopo?...Brrr! ...Saranno fattacci altrui.                
Sapevamo poco di calcio e di partite se non su quelle nazionali. Per noi valeva di più leggere Marx, la sua svolta etica dell'economia, il "Che", e di nascosto (si fa per dire) si leggeva il Nietzsche, Celine facendo l'occhiolino anche al Werther.  Poi ché la nostra, era la visione di una realtà complessa, fatta di tutto, ma soprattutto sui molti bisogni del popolo, la giustizia radicale fra le classi sociali, le verità oltre il velo delle apparenze, la domanda terribile del cosa poteva mai succedere a un genere umano abbandonato a se stesso.

Con la tua vista che non ammette abbagli ma neppure sviste accomodanti, avevi previsto che sarebbe stato solo un sogno, il "nostro" sogno, e per non contaminarlo te ne andasti via da quel Giornale amato, non come fanno i vili, ma come le persone che con nobiltà danno onore anche alla morte che cammina affiancata al cuore.

Così anche a distanza di tempo, mi sei amico dentro la memoria e tanta Nostalgia. Mi piace ricordarti come il Max Planck nel ravvivare la sua lucida asserzione" "Una nuova verità scientifica non trionfa che convince i suoi oppositori facendo loro vedere la luce, ma piuttosto che questi ultimi generalmente muoiono e avanza una nuova generazione che ha familiarità con questa nuova idea". A  te che non credevi in modo integralista, a nessun tipo di religione, di scienza, di verità assoluta, o "rivelate", ma solo alle necessità dell'uomo che si realizza, quando Deve e gli è concesso. Si realizza quando gliene se ne offre i mezzi e, la sua intelligenza continua ad evolversi senza nessuna forma di staticità.

Il caffè troppo bollente versato nella tazzina, sicuramente si è raffreddato e farà schifo. L'alternativa c'è comunque. Sempre. O se ne fa un altro, o si esce e se ne prende uno al bar. Cosa che farò ora lasciando il computer e una fotografia sul tavolo.

Mirka


"Casetta de Trastevere"











Le prime due foto sono mie. L'ultima è stata presa da Internet

domenica 2 settembre 2012

AUGURI A UNA CARISSIMA BLOGGER

La vita è per l'uomo il più grande dei misteri.Affrontalo con la meraviglia di un bimbo.
La vita è una qualità che sfugge completamente ai suoi approcci.Vivila afferrandone l'essenza in quell'attimo di lampo che ti si presenta, domandandoti cosa possa rappresentare per te, velocemente oltrepassarlo grata, se ti ha potuto dare piacere e moltiplicare quel piacere ricevuto.
..........quel seme.......ora albero, sarà lì per ogni viandante che passa.E questo è proprio tutto.






Ieri ho incontrato una blogger.Una blogger,A.V. talentata per la professione che esercita,giovane e anche bella,il che,ovviamente dovrebbe accrescere il tutto se.le continue ripetute prove non la stessero annientando.Le prove,non la sua forza interiore,non la consapevolezza del suo valore,non i meriti naturali e quelli acquisiti,ma attraverso e dentro a quel senso di "rassegnazione" alla sconfitta che,tutti,almeno una volta nella vita abbiamo conosciuto e provato.
Lei usciva da una chiesa. La chiesa di santa Maria in via.Io ci stavo entrando.Entrambe per raccoglierci in un luogo sacro, dove solitamente vanno gli umani per implorare misericordia,perdono, aiuto a comprendere il giusto in conformità delle leggi universali.
Ci siamo riconosciute subito.Io  malgrado i miei occhi miopi,lei dalla mia voce. Ovviamente conosceva la mia voce.      Ci siamo confuse in un'univoca intensa esclamazione di piacere mentre a me,mi si stringeva il cuore nel guardare la sua giovinezza dalle spalle incurvate.
Eppure,lei non ha esitato un'attimo in più dell'attenzione prestatatami mentre ammettevo d'essere in uno stato d'animo non esattamente in competizione con la luna,incitandomi a non demordere dai miei comprovati talenti, facendoli valere, combattendo affinchè continuino a fruttare,a chiedere vincendo la mia naturale ritrosia forse anche non esente d'orgoglio.
Presa da meraviglia per tanto "convinta" partecipazione, mi sono commossa ma non ho saputo che allungarle una carezza. Abbiamo parlato ancora un pò, ci siamo abbracciate strette,riprendendo poi il cammino, ognuna per le rispettive strade.
So che legge i pensieri che metto nel mio blog e,allora riprendo qui le parole restate  a mezz'aria ma che avrei voluto dirle  col più alto sentimento del  cuore.Con la mente veramente convinta.

Forza carissima A.! Ce la farai! Ce la devi fare!
Compito dell'uomo è quello di "provocarsi" a risolvere la "problematicità" dei problemi facendo un passo avanti sulla sua personale via di apprendimento attraverso la realizzazione attiva.Tutti i problemi,sono legati a sforzi e a fatiche  con cui bisogna confrontarsi,misurarsi,rapportarsi.Loro (i problemi) sono ruote portanti di noi e della nostra personale evoluzione. Ogni problema la nasconde. Ma finchè l'uomo è disponibile a porre in discussione vecchi punti di vista e fissazioni,ad apprenderne di nuovi,a rischiare nuove esperienze,ad ampliare la propria coscienza in modo da dominare tutti i compiti che il destino gli presenta,non ha bisogno di temere colpi troppo forti che ha in serbo il destino o grosse malattie e...ricorda. Ti voglio bene perchè ti stimo.Veramente.
Auguri,cara.Hai grandi doni.Abbine cura e credici.
Con affetto,Mirka


"Arthas Destiny" (Loreena Mc Kennit)



Le foto sono state scattate da me