L'amore è la chiave cosmica del mistero dell'universo. Forza e carica.
Ho conosciuto MARIA ALLO in rete. Qualche tempo fa. Ero un poco annoiata, ma come sempre svelta a cogliere qualche punto di bellezza, di novità, un qualcosa di veramente originale.
Il suo blog era sulla piattaforma di kataweb e, l'argomento che lei trattava, credo, fosse su Cesare Pavese. Mi colpì la delicatezza usata da lei per avvicinarsi all'intreccio complesso di una vita di cui se ne percepiva come baricentro emotivo ed esistenziale lo sconforto lucido e, quindi fallimentare, di chi si sente escluso dalla normalità, pur avendone tutte le qualità naturali (tenerezza, affettuosità, disponibilità) per realizzarla. "Perché la cosa più segretamente temuta accade sempre" .(C. Pavese) Lessi in un fiato l'articolo, ho commentato (come faccio sempre quando qualcosa mi tocca l'anima e la fa rabbrividire) e...continuai a seguirla nel post che fece seguire. Penso si trattasse di Oriana Fallaci. Una scrittrice che conobbi e con la quale per un certo periodo ci siamo scambiato degli scritti, in amicizia, stima, lealtà. Giornalista coraggiosa e audace che seppe andare controcorrente e cambiare restando fedele alla sua onestà intellettuale, forte interiormente da celebrare la morte intuendo là nella realtà d'ogni giorno, della lunga malattia. Anche in quell'occasione lasciai un mio segno. Sempre più affascinata, continuai a seguire Maria in quasi tutti i suoi spostamenti sino al suo ultimo blog. Un blog strettamente legato alla poesia http://nugae11.wordpress.com/
Maria Allo nata a Santa Teresa di Riva (ME) vive a Riposto (CT) Laureata in Lettere Classiche presso l'Università di Messina e docente di Italiano e Latino in un Liceo della provincia di Catania. Ha scritto numerose pubblicazioni antologiche e la silloge "I sentieri della speranza (Gabrieli, Roma). Cura diverse edizioni della manifestazione "Artemare" di Riposto ed è redattrice di "Aetnascuola". Numerosi riconoscimenti e Premi anche Internazionali. (Nel 1983 - 1984 il Premio "Casentino" indetto dal Comune di Firenze e il Premio "Giuseppe Sciva" di Messina Sempre nel 1984 il Premio "Etna d'oro"-Oscar Sicilia" nel 1985 il "Gran Prix Mediterranée" indetto dall'Accademia d'Europa di Napoli, nel 1986 il secondo Premio "Città di Boretto" in collaborazione con l'Associacion Cultural Italo.Hispanica. nel 1987 il primo premio exaque per la silloge di poesia dal Centro di Cultura "Pensiero ed Arte" di Bari; nel 1987 il gran trofeo mondiale "New York" USA per la poesia indetto dall'Accademia del Fiorino di Firenze. Alcune sue poesie sono state lette e commentate su Rai Notte nella trasmissione Inconscio,magia e psiche curata da Gabriele La Porta.
Tanti e molti ancora sconosciuti riconoscimenti in addivenire per sentirsi sempre in debito verso questa forma di Bellezza che un tempo si diceva essere il linguaggio degli dei..
Che dire, da parte mia, se non provare ad esprimere la commozione per questa voce limpida e toccante la meraviglia di un'umanità che sa rinascere come da Fenice sulle ceneri di questo tempo urlante e confinato alla mediocrità, che non conoscerà mai guizzi di pura gioia nel elargire quel kalos forse guardato con sufficienza dai più, ma che per quegli altri sono invece uno sprone ad essere diversi lasciando tracce di luce che i "simili" vedranno e a loro volta faranno, scavando dentro di se, altra luce che aspetta, nella gioia che esalta la vita possedendola per liberarla come uno splendido gioco d'artificio. Questa poetessa dal linguaggio poetico anti tradizionale, dall'ambiguità semantica, sulle inversioni sintattico-metaforiche e sulla disgregazione della strofa e del verso (Ciò che fa male- Se questa primavera-Disfasie- Al mio Pensarti-) è vita permanente di uno spirito rivoluzionario mai acquietato, mai assopito dalla falsa pista di un "accontentarsi" momentaneo e consolatorio quanto illusorio, ma destinato a incidere a fondo sull'uomo (su di me l'ha fatto) stimolandoli a percepire un "nuovo" e diventandone promotore e motore in cui tutto E' senza la pena dell'inquietudine del suo contrario, che scava con febbre dal suo subconscio e dal l'irrazionale, immagini di una bellezza che non hanno l'uguale, in flussi e riflussi, proprio come il suo mare di Sicilia che cambia con un "nonnulla" senza per questo alterarne la limpidezza del fondale, pure se avvolto da una luce crepuscolare e popolato da sogni, di voix jamais cachée, nell'ansia di comunicare a tutti gli uomini delle "vérité pratique" cantando la gioia della terra quando la si lavora "insieme" come "dovere primigenio", per in seminarla oltre lo stesso concetto della morte, oltre la stessa sua "fisicità". Anche l'assenza dell'interpunzione è respiro che porta avidamente a cercare la chiave di quel fervore creativo e spontaneo di questa poetessa, negli aneliti di quelle "possibili armonie" scalzando ogni ambivalenza sintattica.
Forse sarà per questo che nel mio cassetto stan chiusi i suoi versi "RIFLESSI DI RUGIADA" (Ed Albatros), il "De rerum natura" di Lucrezio e un libro di preghiere.
Mirka
ciò che fa male è peso perdita
naufragio vociare incessante
in una notte
dispersa a troncare cieli
dentro un fuoco di morte
a frugare macchie nere di lava nel sole
a schiacciare ogni seme di noi sulla terra
sulla nostra terra
di occasioni perdute
che non si ferma o ascolta più
la sua appartenenza
*
ciò che fa male è l’acqua
quando riflette un volto sconosciuto
tutti ne portiamo l’impronta
a colori ed in bianco e nero
il flusso del sangue
le dimensioni
m.a.
se questa primavera trasformasse voli
in nubi di candore
un’altra verità schiuderesti
in ondate di risvegli sulle mani
senza sfaldare
sconnessi pensieri
nascondono semi di germogli
in stesure di rime
a braccia aperte sradicano radici
di passo in passo
ma penombra a ogni latitudine
fluisce
isolando nei barlumi l’ora del candore
m.a.
urlo rovente al mio pensarti
seme tra il bene e il male
come vociare aritmico
cadere inesploso
dispotismo vorace al tuo pensarti
con lunghe mani di briglie soppesate
seme tra inferno e paradiso
come il farneticare nero del vulcano
m.a.
si scompone al sangue e scivola dai monti
come limo di lava dissidente
a notte tarda
questa veglia marchiata di distanza
attesa in rimasugli di parole
*
dimmi chi ci risarcirà
*
vuoto malessere sfacelo
giustizia ingiusta
una manciata di demagogia
tante crepe e nei cuori il moto
farsi tufo
*
forse un dio nascosto esplora
tra le righe quel tuo grido
forse
si scompone al sangue e scivola dai monti
come limo di lava dissidente
a notte tarda
questa veglia marchiata di distanza
attesa in rimasugli di parole
sarebbe così facile
lasciarsi trascinare dal vento
fino allo cima
nel grembo di cieli senza peso
*che tu non sempre puoi toccare
cibarsi di bacche stranite
cercarti in tutte le notti
dispersa – aperta a tutte le visioni
ma brandelli- agonie stagnanti
puntano alla ragione
del sangue
rivoli di rime crocifisse
barlumi di voci
a radere la pelle
*
supina non scendo a patti
*
sarebbe così facile piangere
come al capezzale di tua madre
ma in cima agli alberi
imperfette rime
a rendere ragione del sangue
*
a perdifiato
m.a.
"Adagietto" (V Sinfonia di G.Mahler)
Le foto sono mie